 |
Cicli
artistici
Infanzia
-
Gli esordi artistici di Mario Padovan datano
all'infanzia, trascorsa a Trieste, nella casa di Via
Crispi in cui abita anche il poeta Umberto Saba.
-
Mario ha già appreso dalla nonna
la tecnica di intaglio della carta per realizzare
decorazioni da applicare sui mobili, alcune delle quali
sono acquistate dal poeta.In uno scritto del 1976 è lo
stesso Mario a descrivere le sue esperienze infantili
con la carta (Mario Padovan, La carta come ricordo
d'infanzia, 1976):
Il mio primo incontro con la
carta avvenne all'età di cinque-sei anni (1932‑33).
Frequentavo l'asilo: fu anche il mio primo amore.
Imparai a creare barchette e
aeroplani di carta; così in poco tempo possedevo la più
grande flotta aeronavale del mondo. Poi, grazie alla
scoperta delle forbici e delle lamette da barba di mio
fratello, passai a tagliare tutto quello che mi capitava
tra le mani: carta, cartone, latta ricavata dai
barattoli, comprese le mie povere dita, con grande
disperazione di mia nonna per le forbici buone.
Con il cartone ondulato, le
carte delle caramelle, i fiammiferi e altri materiali
creavo soldatini e animali. Con la carta velina,
colorata e trasparente, facevo dei collage; la carta
nera mi serviva per ritagliare dei profili di amici
(avendolo visto fare da un omino alla fiera triestina di
San Nicolò.
Poi mi divertivo a piegare i
fogli di carta cinque o sei volte e con le forbici
tagliuzzavo dei pezzettini in modo che, una volta
aperta, la mia piccola opera sembrava un merletto,
oppure un gruppo di figure.
A otto-nove anni ero
diventato pericoloso per i pochi oggetti che erano in
casa, e mia nonna, per tranquillizzare il mio spirito
creativo‑distruttivo, mi diede il primo incarico
artistico della mia vita. All'epoca si usava decorare
l'interno delle porte delle credenze e la cappa del
caminetto con carta crespa colorata
ritagliata
e formata con le dita a mò di merletto. Questa mia
esperienza mi risultò molto utile quando feci i costumi
e le scene per un lavoro teatrale di Peppino De Filippo.
Lavorai per diversi inquilini della casa in cui
abitavamo, con grande successo e guadagnando ogni volta
dai 5 ai 10 centesimi. Tra gli inquilini c'era il poeta
Umberto Saba. Sua moglie apprezzò molto le mie capacità
artistiche.
Con la guerra si fabbricava in casa il "carbone
bianco", palle di cartapesta appallottolata che
servivano per alimentare la stufa, in quanto il carbone
vero costava troppo. Così imparai a lavorare la
cartapesta, che utilizzavo per realizzare maschere di
carnevale. Ma il mio capolavoro rimase la costruzione di
un presepio con tutti i suoi personaggi ricavati dai
fogli di giornali, cartoni e altri materiali. Ebbi
l’idea di illuminarlo accendendo delle candeline: per
poco non bruciavo la casa. Tutto finì in un gran fumo e
in tanti "sciafi"” (sberle).
(...) Per andare
al cinema gratis (perché soldi
non
ce n'erano) ritagliavo da grandi fogli di carta blu i
caratteri per comporre i titoli dei film, che incollavo
sulle porte a vetri di ingresso o sulle vetrine dei
cinema, in modo che si potessero leggere dall’esterno.
Era un lavoro necessario, in quanto negli anni della
seconda guerra mondiale c'era l'oscuramento.
Costruii anche aquiloni da
favola: un signore ne comprò uno dandomi ben tre lire.
-
Durante l'infanzia e
l'adolescenza il piccolo Mario
si reca spesso a case di Saba che gli affida piccole
commissioni. Tra una commissione e l'altra,
Saba sottopone al ragazzo alcuni semplici compiti
grafici, consistenti nel riprodurre immagini che egli
stesso ritaglia da giornali e riviste e incolla su fogli
di carta da disegno. Si sono conservati fino ad oggi tre
esempi di questi compiti grafici, che riproducono un
cane, un mucchio di sassi e una réclame di epoca
fascista sull'importanza alimentare dello zucchero.
-
Accanto ai compiti assegnati da
Saba, Mario realizza di propria iniziativa altri lavori.
Al 1937-38 risalgono alcuni profili intagliati nella
carta. Un disegno del 1937 ritrae il telefono di Saba.
Un altro disegno del 1939, realizzato da Mario in
occasione della sua Prima Comunione, ritrae l'angelo
custode, tema che il pittore tornerà ad affrontare con
ben altro impegno negli anni Duemila. I lavori artistici del giovane
Mario sono sottoposti al giudizio di Saba, che lo
incoraggia e lo aiuta ad affinare la tecnica espressiva,
che continua a combinare in diverso modo il disegno a
matita, l'intaglio della carta e il collage.
-
Al 1938 risalgono i primi
collage realizzati da Mario con immagini ritagliate da
giornali e riviste. Lui non lo sa - Saba certamente sì -
ma i suoi lavori evidenziano una netta impronta
dadaista. Si sono conservati tre collages di questo
tipo: I Fratelli De Filippo (1938), Magnadyne (1939) e
Sylvia Sidney e George Raft (1938). Altri due collage -
Turismo (1937-38) e Unione italo-albanese (1939) -
mostrano invece l'impronta dalla cartellonistica di
regime.

I fratelli De Filippo,
matita e collage su carta,
1938.
-
La tecnica dell'intaglio della
carta e del collage è ancora utilizzata in altri due
soggetti risalenti al 1939 (il Carabiniere) e al 1940
(il Fiore). Al 1941 risale uno studio della mano. Poi
Saba regala al ragazzo, che ha ormai quattordici anni,
l'occorrente per compiere il salto di qualità: prima la
"Grammatica del disegno" di G. Ronchetti (Hoepli)
e poi una scatola di colori ad olio e di pennelli. Finisce così per Mario Padovan
il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza e inizia
quello della giovinezza artistica.

Il fiore,
matita e collage su carta,
1940.
-
Il rapporto con Saba risente delle vicende collegate agli eventi
della seconda guerra mondiale. Saba è figlio di un cattolico,
Ugo Edoardo Poli, convertitosi all'ebraismo per sposare
Felicita Cohen, di fede ebraica. Umberto Poli assume lo
pseudonimo Saba (in ebraico "nonno") per non usare il
cognome del padre, al quale non perdona di avere
abbandonato lui e sua madre poco dopo la nascita.
-
Nel 1938, con la promulgazione
delle leggi raziali, Saba è costretto a cedere
formalmente la sua libreria antiquaria, tuttora
esistente in Via San Nicolò 30, al dipendente Carlo
Cerne. Si sposta con la famiglia a Parigi. Rientrato in
Italia alla fine del 1939, si ferma per breve tempo a
Roma e torna poi a Trieste, dove rimane fino al 1943.
Dopo l'8 settembre è costretto ancora a fuggire e a
nascondersi con la famiglia a Firenze.
-
Saba tornerà saltuariamente a
Trieste solo nel dopoguerra, dopo essersi
definitivamente stabilito a Milano. Ma il suo consiglio
a Mario Padovan non verrà mai meno.
|
_small.jpg)
Centrino
Carta intagliata
1932-33

Merletti
Carta intagliata
1932-33
_small.jpg)
Cane
Matita e collage su carta
1937

Sassi
Matita e collage su carta
1937

Zucchero
Matita e collage su carta
1937
_small.jpg)
Profili
Carta intagliata
1937-38
_small.jpg)
Il telefono di Saba
Matita su carta
1937

L'Angelo
Matita su carta
1939

Sylvia Sidney
e George Raft
Collage e matita su carta
1938

Magnadyne
Matita e collage su carta
1939

Turismo
Matita e collage su carta
1937-38
_small.JPG)
Unione italo-albanese
Matita e collage su carta
1939

Carabiniere
Matita e collage su carta
1939

La mano
Disegno a matita su carta
1941
|