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Cicli
artistici
Pop art
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Nel 1960-61,
in occasione delle sue prime esposizioni negli Stati
Uniti - a Los
Angeles, Beverly Hills e San Francisco - Mario
Padovan incontra la Pop art e la sposa con entusiasmo.
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La nuova tendenza
artistica plasmerà le sue
opere per tutti gli anni Sessanta e
Settanta, fino a sfociare nella ricerca sulle geometrie e sui numeri
e nel ciclo dedicato ad Einstein, prima del ritorno alle
citazioni dell'arte classica.
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Padovan presenta le sue prime
opere Pop sulla ribalta internazionale tenendo
esposizioni personali presso l'Abyaz Palace di Teheran
(Iran), presso la Sagitarius Gallery di New York e a Beverly Hills
(California).
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Passaggi significativi
della sua adesione alla Pop art sono le opere
Atelier (1963), Le tableau retrouvé (1963),
Spark plug
(1964), L'uomo della segnaletica (1964), Piccadilly
(1965) e Taxis (1965). In tutte le opere si
registra un uso estensivo del ready-made, della
composizione e del collage.

Taxis, ready-made,
collage e
acrilico su tela, 1965.
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Tratto caratteristico della Pop art di Padovan è il
continuo, efficace e crescente inserimento di
riferimenti all'arte classica, come nelle opere Eva,
dal Michelangelo (1963) e Bacchino mio, dal
Caravaggio (1963).
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Le citazioni dell'arte classica si protrarranno fino
alla fine degli anni Novanta e ai primi anni Duemila,
allorché diverranno elemento centrale delle più
eleganti composizioni pittoriche dell'artista,
quali quelle appartenenti ai cicli Navona Square,
Dalla Cappella Sistina e Gli Angeli.

Senza titolo,
collage e acrilico su tela, 1964.
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Atelier, ready-made e acrilico, 1963.

Le tableau retrouvé, ready-made e acrilico su tela,
1963.

Spark plug, ready-made, collage e acrilico su tela, 1964.

L'uomo della segnaletica, ready made, collage e acrilico su
tela, 1964.

Piccadilly, acrilico su tela, 1965.

Eva, dal Michelangelo, ready-made, collage e acrilico
su tela, 1963.

Bacchino mio, dal Caravaggio, ready-made,
collage e acrilico su tela, 1963
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