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Cicli
artistici
XLI Biennale di Venezia
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Curatore della Biennale di Venezia del 1984 (41a
edizione) è
Maurizo Calvesi, che affronta il tema "Arte e Arti -
Attualità e Storia". Giorgio
di Genova, in qualità di commissario per il Padiglione italiano, invita ad
allestire sale personali tre pittori:
Antonio Bueno, Mario Padovan e Novello Finotti
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Mario Padovan ha appena portato al
suo massimo sviluppo la ricerca estetica iniziata a metà degli anni
Settanta sulla geometria tridimensionale del quadrato.
Sceglie quindi di realizzare ed esporre otto grandi tele che
rappresentano il culmine della sua ricerca in campo
geometrico.

La sala personale di Mario Padovan
alla 41a edizione della Biennale di Venezia (1984).
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Le opere presentate da Padovan alla
Biennale del 1984
costituiscono l'apice della sua ricerca concettuale e
formale, con particolare riferimento allo sviluppo delle
geometrie e all'adozione di tecnica pittoriche innovative,
basate sull'uso delle sabbie colorate e riflettenti.
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Così si esprime Giorgio Di Genova
nella sua presentazione critica:
Il modulo quadrato, a cui Mario
Padovan affida il suo discorso dal 1975, è al tempo stesso segno
pittorico e schema di un processo.
Come segno pittorico, rappresentando nella sua compiutezza una
forma non lontana dalla cornice (o telaio?) vuota, è anche una
tautologia del quadro e della sua assenza iconica. Come schema
di un processo, iterandosi per sovrapposizioni e aggregazioni
sul "campo" della tela, allude al movimento, ma non al movimento
reale, bensì a quello psicologico di una pittura che si
autorappresenta, per cui i quadrati interi starebbero per le
opere compiute e i quadrati franti per le opere in fieri o
ideate e ancora da realizzare.
Non a caso in opere precedenti a queste Padovan sciorinava il
suo modulo a ventaglio, partendo dal disegno a grafite per
passare alle stesure di colore che gradualmente si oggettivavano
nel quadrato di legno tutto dipinto, incollato sulla tela
sovente fino a fuoriuscirne, con palese riferimento appunto alla
cornice o telaio. Il processo in quelle opere mimava le tappe
non dell'intera produzione, com'è ora, ma le fasi
dell'elaborazionedi una singola opera.
Che Padovan avverta questa nuova stagione della sua ricerca come
un approfondimento, mi sembra dimostrarlo il fatto che ora il
modulo abbia superato la frontalità a ventaglio precedente e si
spinga dentro la tela con
scorci che spazializzano in profondità visiva i nuovi momenti
dell'iterazione.
Padovan fa una pittura che indaga su sé stessa e sui propri
strumenti, quali disegno, segno, forma, spazio. Un discorso
siffatto non poteva, ovviamente, trascurare altri strumenti
fondamentali, quali il tocco di pennello e la stesura, di quello
antitetica, ed inoltre il colore e le sue variazioni sia
monodiche e assonanti che differenziate e timbriche.
Così dagli strumenti l'indagine si sposta sul lessico pittorico,
che viene appunto ricomposto in una sorta di sintassi delle
nomenclature a far discorso.
Allora le linee curve, che forse rivelano qualche discendenza
dalle linee-forza futuriste, si fanno congiunzioni visive tra le
geometrie che disegnano i moduli quadrati e questi ultimi si
articolano in coordinate e subordinate, sempre visive, mentre il
fondo pennelleggiato si fa "pagina" di un periodare che trova la
compiutezza di discorso nella progressione del cromatismo
differente delle singole tele. E l'avorio, il rosso, il blu, il
nero, il grigio, il bianco si coniugano come fossero i verbi
reggenti di questo periodare pittorico, che ritrova nello stesso
specifico linguistico il significato e il suo significare.
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Maurizio Calvesi.

Giorgio Di Genova.

Il catalogo della XLI edizione della Biennale di Venezia
(Edizioni La Biennale, Electa Editrice, 1984).

Avorio 444-862, acrilico su tela, 1984.
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Blu 443-861, acrilico su tela, 1984.

Bianco, acrilico su tela, 1984.

Grigio 0456-874, acrilico su tela, 1984.

Blu Verde, acrilico su tela, 1984.

Rosso, acrilico su tela, 1984.
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