MARIO PADOVAN

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Pillole di storia dell'arte
La Metafisica

La Metafisica nasce e si sviluppa come corrente pittorica a partire dal 1910 principalmente ad opera del pittore italiano Giorgio De Chirico.

Durante il suo soggiorno a Parigi tra il 1911 e il 1915, De Chirico usa per primo questo appellativo, mutuato dalla filosofia aristotelica, parlando sia di luoghi, sia di dipinti propri e delle opere dei grandi maestri del passato.

Successivamente De Chirico sviluppa le basi della Metafisica nell'osopedale militare di Ferrara, dove incontra e frequenta Carlo Carrà. Anche Alberto Savinio (Andrea De Chirico, fratello di Giorgio) ha fin dall'inizio della sua attività artistica un ruolo importantissimo nella creazione della poetica metafisica.

Caratteristiche principali delle opere metafisiche sono la descrizione di una realtà che va al di là delle apparenze, il senso di mistero, allucinazione, sogno, le immagini statiche e le scene fuori dal tempo, la figura umana rappresentata solo come manichino, le campiture di colore piatte e uniformi, i riferimenti filosofici a Nietzsche e alla mitologia greca.

La Metafisica ha caratteristiche opposte a quelle del Futurismo. Alla bellezza della velocità e del rumore, all'ottimismo del progresso tecnico-scientifico dell'industria e della macchina, sostituisce una pittura fatta di silenzio e di attesa, avvolta in un'atmosfera di immobilità.

Piazze deserte, edifici e porticati che proiettano ombre nette, fanno da scenario a situazioni in cui la presenza umana è  inesistente, sostituita da manichini senza volto, senza occhi e senza voce. Prospettive e oggetti sono illuminati da una luce ferma e priva di vibrazioni atmosferiche.

La pittura metafisica è un fenomeno tutto italiano. Tra i suoi maggiori esponenti si annoverano Giorgio De Chirico, Alberto Savinio (Andrea De Chirico), Carlo Carrà (in precedenza futurista) e Giorgio Morandi.


Giorgio De Chirico, Muse inquietanti, 1918.


Alberto Savinio, La nave perduta, 1926.


Carlo Carrà, La musa metafisica, 1917.