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Pillole di
storia dell'arte Alla fine degli anni Cinquanta nasce in Gran Bretagna ad opera di Richard Hamilton una nuova tendenza artistica indicata dai critici come Pop-art (da popular art). La nuova tendenza si sviluppa soprattutto negli USA all'inizio degli anni Sessanta e da qui si diffonde rapidamente in Europa e in tutto il mondo. La Pop-art si fonda prevalentemente sulla riproduzione esasperata e deformata, in chiave critica e ironica, dei materiali e dei simboli della civiltà dei consumi. E' fatta in massima parte di immagini pubblicitarie, fumetti, oggetti d'uso comune. Il soggetto dell'opera d'arte è tutto ciò che costituisce mito, oggetto di culto o di consumo per il pubblico: attori, cantanti, fumetti, oggetti, pubblicità, etc. Principali esponenti della nuova tendenza sono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, George Segal, Claes Oldenburg, James Rosenquist, David Hockney, Jeff Koons, Jasper Johns e Robert Rauschenberg. Andy Warhol è un personaggio eclettico: pubblicitario, collezionista di oggetti strani, direttore di Interview. La sua attenzione è rivolta a tutto ciò che è immagine pubblica, apparenza ed è presente nella vita quotidiana degli statunitensi: dalle bottiglie di Coca-Cola all’immagine di Marilyn Monroe. L'attenzione di Warhol non si concentra sul contenuto, ma solo sull'apparenza e sull'immagine esterna: svuota ogni oggetto dei suoi valori morali o umani e tiene solo l’esteriorità, come nella celebre serie dei barattoli di zuppa della Campbell. La Pop-art trova la sua consacrazione alla Biennale di Venezia del 1964, dove è premiato Rauschenberg. Al movimento aderiscono in Italia gli artisti romani del gruppo di Piazza del Popolo (Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Cesare Tacchi, Renato Mambor, Sergio Lombardo) e gli artisti legati allo Studio Marconi di Milano (Enrico Baj, Valerio Adami, Emilio Tadini, Lucio del Pezzo). La Pop-art si sviluppa in Italia negli anni del boom economico restando in sintonia con le esperienze maturate in ambito statunitense ed europeo, ma al tempo stesso con formule espressive e di sintesi in larga misura autonome. Gli artisti italiani elaborano il nuovo linguaggio espressivo della Pop-art a partire dalla cultura figurativa legata ai ritocalchi, ai manifesti cinematografici, alla pubblicità commerciale, alla televisione e ai prodotti di consumo, riuscendo però ad evitare l'ostentazione talvolta eccessiva di simboli e icone che caratterizza la Pop-art made in USA. |
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